C’erano una volta gli aquiloni e gli aeroplanini telecomandati. Oggi è tempo di droni, un fenomeno che ha generato un certo fascino tra gli appassionati di tecnologia. A livello amatoriale riescono a colmare quell’ancestrale e istintivo desiderio di volare dell’essere umano, diventando pian piano oggetti di culto “geek”. Ma è interessante sapere che ad oggi sono molto più che semplici “giocattoli”: vengono utilizzati per svariate applicazioni civili, dalla sicurezza (ad esempio la ricerca di attività criminali) al monitoraggio ambientale (ad esempio l’osservazione di aree colpite da calamità naturali e la ricerca dei dispersi), passando ovviamente per le semplici riprese video (nel cinema, nella cartografia, ecc.). In realtà i droni sono nati come applicazione militare durante la Prima Guerra Mondiale, e ad oggi l’utilizzo dei droni militari è ancora un tema molto dibattuto, sia sul piano della sicurezza che su quello etico. Ma non è il caso di parlarne in questa sede.
Quello che ci domandiamo è: tra le funzioni civili dei droni, potrebbe esserci qualcosa inerente al parcheggio? In una recente notizia apparsa su Traffic Technology Today, il Governatore di New York Cuomo ha indetto l’uso dei droni statali per monitorare le condizioni del traffico e dei parcheggi in occasione di una seguitissima fiera (la New York State Fair). L’evento, svoltosi tra il 23 agosto e il 4 settembre, ha attratto numerosi visitatori e ha richiesto un grande sforzo gestionale per monitorare i pesanti volumi di traffico.
Ma c’è chi si è spinto oltre. Due anni fa uno studente del Massachusetts ha vinto un concorso organizzato dalla Siemens con un progetto basato sui droni per aiutare gli automobilisti a trovare il parcheggio libero più vicino. I droni, equipaggiati di opportune telecamere e sensori, avrebbero il compito di “guidare” il conducente fino al posto libero più vicino. Sempre due anni fa, l’azienda californiana Park Me aveva annunciato un servizio di parcheggio assistito tramite droni. Il funzionamento? Il drone cerca lo stallo libero, imposta le indicazioni tramite l’app sullo smartphone, “riserva” il posto (non si sa come) e aspetta l’arrivo dell’auto. Dopo l’annuncio del progetto, non se n’è saputo più nulla.
Allo stato attuale delle cose, ci sembrano esercizi… di fantascienza. Riuscite a immaginare il drone che sorvola sul posto libero per “riservarlo”? Se arriva un altro automobilista e parcheggia in quello stallo (perché non lo vede o per altri motivi), l’oggetto volante a quel punto cosa fa? Gli intima di andarsene? Oppure riuscite a immaginare una città dove ogni auto segue il suo bravo drone per andare a parcheggiare? Traffico, semafori, pedoni, imprevisti… queste variabili come verrebbero “risolte”?
Ora, la questione per noi è sempre la stessa (per lo meno in Italia). Non ha senso ricorrere ai droni o a simili fantomatiche tecnologie per aiutare gli automobilisti a parcheggiare, quando sarebbe più opportuno risolvere questioni più basilari ma assai più importanti. La città è dotata di un numero sufficiente di parcheggi? Questi sono ben indicati per i turisti che vengono da fuori? La mobilità è ben studiata o prima di parcheggiare si fa in tempo a bivaccare in mezzo a interminabili code? Si è risolto il problema dei parcheggiatori abusivi? Ecco, rispondiamo a queste domande prima di scomodare oggetti volanti non identificati.
Diverso è il discorso se i droni venissero utilizzati come sentinelle per monitorare la situazione della mobilità e dello stato di occupazione dei posti, per permettere a chi si occupa della pianificazione delle infrastrutture di agire al meglio. Ma se le risorse non sono molte (e in Italia non abbondano) utilizziamole per cose magari meno affascinanti e miracolose, ma più pratiche. Il parcheggio dovrebbe essere la cosa più pratica che esista al mondo. Serve a parcheggiare l’auto, null’altro. Semplice no?