Il mondo tecnologico va a una velocità pazzesca, soprattutto per quanto riguarda il settore automobilistico. Si studiano vetture che guidano da sole, quelle che parcheggiano autonomamente sono già sul mercato, per non parlare di tante piccole tecnologie che aumentano la sicurezza e/o il comfort (frenata d’emergenza, cruise control, accensione automatica dei fari, comandi vocali, ecc.). In questa corsa forsennata all’ultimo dispositivo (e all’ultimo cliente), nessuna casa automobilistica aveva ancora pensato a una cosa: il problema dei bambini dimenticati nelle auto parcheggiate e deceduti per asfissia o ipertermia.
Ogni tanto veniamo a conoscenza di un fatto di cronaca alla televisione, e pensiamo che sia un caso molto raro, e che non vi sia la minima possibilità che possa accadere anche a noi. Niente di più sbagliato. In Europa non abbiamo una statistica ufficiale sulle morti di questo tipo, ma negli Stati Uniti sì: dal 1998 ad oggi sono 711 i bimbi morti dentro l’abitacolo di un’auto, per una media di uno ogni dieci giorni. Se pensiamo che sia una situazione totalmente evitabile e da collegare solamente alla scarsa attenzione di genitori inaffidabili e sconsiderati, anche qui purtroppo siamo nel torto. Può accadere anche per un altro motivo, e ce lo spiega la scienza: l’amnesia dissociativa è un black-out della memoria causato da situazioni di forte stress o stanchezza, che porta a dissociarsi dal reale e basarsi su “falsi ricordi” (un po’ come quando pensiamo di aver lasciato le chiavi sul tavolo ma non è così). Questa amnesia può essere la causa di una dimenticanza dalle conseguenze drammatiche: in un bambino da 0 a 4 anni l’ipertermia si verifica entro 20 minuti, e la morte sopraggiunge entro 2 ore.
Ora, negli anni sono stati inventati diversi dispositivi utili per contrastare tale dimenticanza, spesso da piccole aziende (è il caso dell’italiana Remmy) o addirittura da genitori ingegnosi (Sense-A-Life è un progetto in crowdfunding di un anno fa avviato da due papà americani). Ma nessuna azienda automobilistica aveva implementato una tecnologia proprietaria direttamente nell’auto… fino ad oggi. La Hyundai ha presentato un sistema denominato “Rear Occupant Alert”: quando il guidatore scende dall’auto, un sensore a ultrasuoni che monitora il sedile posteriore avvia una procedura che accende i fari dell’auto, suona il clacson e contemporaneamente invia un sms allo smartphone. Insomma, a quel punto è impossibile non accorgersi che qualcosa non va…
Per adesso il sistema sarà introdotto solo sulle auto americane, niente Europa e soprattutto niente Italia. Ma la speranza è che altri marchi prendano spunto dalla Hyundai. Così tra uno schermo touch mille pollici, un sedile massaggiante e una macchina per il caffè… troveremo anche tutti i dispositivi di sicurezza per le famiglie.