Vita da freelance. A chi è incatenato alla scrivania per otto o più ore al giorno può apparire come un sogno: niente capi, niente vincoli, nessun collega indigesto con cui convivere quotidianamente. Eppure non è tutto oro quel che luccica. Non avere orari spesso significa ritrovarsi incollati davanti al PC durante la notte; e l’essere liberi dal fiato sul collo dei boss e da certe indigeste dinamiche aziendali, per quanto allettante, costa ad alcuni una precarietà economica da cardiopalma.
Non stupisce troppo, dunque, che anche la prospettiva di lavorare in un co working sia spesso impraticabile. Trovare uno studio in affitto può essere, infatti, un notevole salasso. Certo, la soluzione è allettante se si ha voglia di sottrarsi dal rischio di “abbruttirsi” che comporta lavorare da casa, magari perennemente in pigiama sbocconcellando tristemente snack di fronte al portatile; ma nella maggior parte dei casi le postazioni di lavoro sono eccessivamente care per le tasche dei “poveri” liberi professionisti. Che fare dunque?
I “soliti” americani, pionieri dello smart working, hanno risolto il problema in maniera alquanto inusuale. A San Francisco sta infatti iniziando a fare tendenza lavorare in una “location” decisamente fuori dal comune: il parcheggio. “Mente” del bizzarro progetto è Victor Pontis: intraprendente attivista, ha avuto l’idea di promuovere l’iniziativa WePark, che consiste in alcune giornate dedicate all’occupazione di parcheggi con scrivania, sedia e portatile, al costo risibile di poco più di 2 dollari per postazione.
All’appello di Pontis ha risposto un nutrito gruppo di liberi professionisti attivi nei più svariati settori: tecnologia, investimenti, design. Risultato, lo scorso 29 aprile questi intrepidi freelance si sono riuniti in un parcheggio vuoto situato vicino al centro civico della città, e, lavorando come se niente fosse, hanno esternato la loro duplice e civilissima protesta: contro il caro-coworking (nella città californiana affittare una postazione può costare ben 400 dollari al mese!) e contro quello che, a loro parere, è un poco proficuo uso degli spazi di parcheggio, che incentiva all’uso dell’auto a scapito di mezzi più ecologici, e, di conseguenza, della salubrità della città.
Questo spiega l’eco avuto dalla singolare occupazione, che è stata peraltro documentata in tempo reale via Twitter: tanto da incentivare altri freelance, a Santa Monica e perfino in Francia, a Tolosa, a “imitare” Pontis e i suoi seguaci, improvvisando altre postazioni in altri parcheggi.
A dirla tutta, l’iniziativa WePark ha qualche precedente: da qualche tempo, a settembre, attivisti e designer di tutto il mondo partecipano al PARK (ing) day, un progetto che incoraggia a trasformare i parcheggi in aree di utilità pubblica; mentre a Silver Spring, nel Maryland, un appezzamento di terreno pubblico della grandezza di un parcheggio è periodicamente allestito come spazio di coworking, attrezzato di wi-fi.
Il progetto della “mente” di Wepark è però ancora più ambizioso. Pontis ha dichiarato di voler estendere il suo modello ad altre città, e ha creato così un canale tramite la piattaforma di messaggistica Slack, con il fine di aggregare persone interessate al progetto e dare loro gli strumenti per creare coworking “pop up” in spazi aperti senza trascurare alcun dettaglio: dalla presenza di servizi igienici vicini a quelli di segnali Wi Fi forti, creando sinergie con bar e caffetterie.
Non resta che seguirne con interesse gli sviluppi, e vedere se anche qualcuno, in Italia, avrà l’ardire di accogliere la sua sfida. Nel Belpaese, esattamente come altrove, non è sempre economico trovare uno studio in affitto…chissà quindi che qualche freelance giovane e creativo non ceda alla tentazione di lavorare “on the road”?