Da una strana sensazione sfuggire all’effetto ‘ Calimero che contraddistingue i lamenti all’italiana (purtroppo quasi sempre ampiamente giustificatI) e soffermarsi su qualcosa che nel nostro Paese funziona meglio che all’estero. Eppure, incredibile ma vero, nel caso del car-sharing è proprio coì. Ma attenzione, c’è il trucco: a ben guardare, infatti, funziona proprio ‘grazie’ a una situazione di mobilità estremamente critica, in particolar modo per quel che concerne il parcheggio e la diffusione a macchia d’olio delle odiate ‘strisce blu’, i posteggi a pagamento che fanno pingui le casse dei Comuni.
Non sta infatti passando inosservato il flop a Londra di Car2Go, servizio di Smart in condivisione diffuso in 25 città distribuite fra Europa e America: flop che, come annunciato dalla compagnia, porterà alla chiusura del servizio nel Regno Unito. Attivo nelle città di Birmingham e Londra, Car2Go non ha mai raggiunto i 10.000 clienti necessari a rendere l’operazione sostenibile.
Quali le cause dell’insuccesso? Paradossalmente il fatto che la metropolitana londinese funziona che è una meraviglia, motivo per cui chi sceglie il trasporto pubblico è pienamente soddisfatto e non avverte l’esigenza di soluzioni alternative; in secondo luogo, il fatto che per tradizione, gli inglesi hanno una forte tradizione nel possesso delle auto. E come sradicare una tradizione in un Paese che, dal tè delle cinque ai cappellini eccentrici, ai propri costumi è legato a doppia mandata?
La situazione appare del tutto diversa in Italia, dove il servizio di car sharing sta mietendo un inatteso successo. I dati al riguardo sono molto eloquenti: su 750 mila iscritti nel mondo, ben 110 mila sono italiani. La cifra appare ancor più incredibile se si considera che da noi il servizio è attivo da soli 10 mesi, e limitatamente alle città di Milano, Roma e Firenze.
Il perchè di questo boom è presto detto. Senza troppi giri di parole, circolare nelle nostre città in auto è un vero incubo: i parcheggi scarseggiano o sono troppo cari, i mezzi pubblici troppo spesso non brillano per efficienza e puntualità , le strisce blu mettono in croce ogni automobilista che abbia la necessità di ricorrere alle quattro ruote. Queste ultime, in particolare, si stanno estendendo fino a coprire porzioni sempre più ampie del tessuto urbano: prima si concentravano nei centri storici delle città , ora sono presenti anche nelle zone periferiche, persino in quelle d’interscambio. Inutile appellarsi al Codice della Strada che, benchè preveda un tot di parcheggi bianchi in corrispondenza di quelli blu, si scontra sempre con una sfilza di cavilli ed eccezioni in purissimo ‘Italian style’, che le amministrazioni comunali, per fare cassa, non esitano a ‘cavalcare’. Un discorso a parte, poi, lo merita la controversa polemica multa ì/multa no per chi lasca l’auto parcheggiata sulle strisce blu oltre il tempo dichiarato: dettaglio in più che complica ulteriormente le cose.
Perchè allora farsi venire il sangue amaro se queste difficoltà possono essere aggirate en souplesse con il car sharing? Come altrimenti concedersi il lusso di circolare pagando l’auto esclusivamente per il tempo necessario allo spostamento e, una volta giunti a destinazione, parcheggiandola dove si desidera, persino (e gratis) sulle odiate strisce blu? Questi i punti di forza di Car2Go e del ‘gemello’ Enjoy, il servizio di car sharing di Eni: servizi vantaggiosi tanto per i cittadini, quanto per le case automobilistiche a dispetto del fatto che, se le cose vanno avanti coì bene, qualcuno potrebbe scegliere di rinunciare all’auto di proprietà . “Nei nostri programmi, entro la fine del decennio saremo in grado di generare ricavi per 800 milioni e una redditività intorno al 10 per cento’, ha dichiarato Dieter Zetsche, presidente della Daimler (il produttore di Mercedes e Smart apripista, con Car2Go, del servizio.