Un’auto maldestramente parcheggiata in doppia fila: scena coì frequente da non destare alcuna sorpresa nelle nostre città , quasi caratterizzandole, verrebbe da dire.
Eppure questa scorretta quanto diffusa abitudine è arrivata a causare la morte di un motociclista, complice uno sportello lasciato semiaperto da un automobilista contro il quale un centauro si è schiantato, perdendo tragicamente la vita.
L’automobilista è stato coì condannato per omicidio colposo dalla suprema Corte con la sentenza n. 42498.
Respinta la tesi della difesa, secondo la quale a provocare la morte del motociclista era stata soprattutto l’alta velocità alla quale procedeva e l’andatura a zig zag: due comportamenti frequenti e prevedibili, hanno obiettato gli ermellini, e dunque non in grado di fare escludere il nesso causa ‘ effetto.
A questa sentenza se ne affianca una seconda, legata fortunatamente a un episodio meno grave, eppure altrettanto in grado di far riflettere sull’eccessiva leggerezza con la quale molto spesso si parcheggia l’auto: con questa (42205), la V sezione della Cassazione ha invece condannato per violenza privata il proprietario di un’auto che intralciava l’uscita da un garage privato.
Da questo gesto scorretto era nata una violenta lite con minacce a mano armata (nientemeno che di una falce), che aveva coinvolto tre persone.
Entrambe le sentenze, per quanto riferite a casi estremi, dovrebbero indurre gli automobilisti ad agire con più consapevolezza, senza sottovalutare i rischi, evidentemente anche gravissimi, che un comportamento superficiale e comunque poco civile puಠcomportare.
Ricordando loro che l’alternativa alla doppia fila, ai passi carrai, ai posti riservati ai portatori di handicap e ai marciapiedi c’è sempre, e si chiama parcheggio a pagamento. E che è l’ora di finirla di fare spallucce, pensando che ‘tanto siamo in Italia’.