Tokyo, una delle metropoli più grandi del mondo, con 14 milioni di abitanti, offre un esempio virtuoso di mobilità sostenibile. Qui, l’88% degli spostamenti quotidiani avviene a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici, mentre solo il 12% con auto private. Questo risultato è frutto di una riprogettazione urbana post-bellica che ha saputo trasformare Tokyo in una città a misura d’uomo, sfruttando “l’opportunità” per migliorare il tessuto urbano. Inoltre, la rapida espansione della città è stata gestita attraverso una pianificazione adattiva, che ha integrato i vari sistemi di trasporto pubblico con le aree commerciali e residenziali via via in costruzione.

Altri fattori cruciali nel successo di Tokyo come “paradiso anti-auto” sono l’abbonamento ai mezzi pubblici infinitamente vantaggioso, l’assenza di sussidi per la proprietà di veicoli privati e le severe, oltreché costose, ispezioni dei veicoli che fungono da deterrente. Come se non bastasse, il 95% delle strade di Tokyo non offre parcheggi sui lati, rendendo impensabile l’idea di recarsi in centro in auto e parcheggiare. Questa politica non solo riduce il traffico ma aumenta anche la sicurezza stradale, specialmente per i bambini, che possono vedere e farsi vedere meglio, senza la presenza di auto parcheggiate.

Un’ulteriore, non trascurabile, blocco al possedere un’auto in Giappone è l’obbligo di dimostrare di avere un parcheggio prima di poter acquistare il veicolo. Dal 1962, per ottenere il “certificato di garage” (Shako shomei sho), necessario per l’immatricolazione, i cittadini devono avere accesso a un parcheggio privato, sia esso di proprietà o in affitto. In sostanza, senza un parcheggio, non è possibile acquistare un’auto.

Come fare per andare verso una mobilità sostenibile – Modello anti-auto di Tokio

Tokyo è diventato un esempio di come la pianificazione urbana e le politiche di mobilità sostenibile possano trasformare una metropoli congestionata in un modello di efficienza e sicurezza. La città dimostra che ridurre la dipendenza dalle auto private è non solo possibile, ma anche vantaggioso per la qualità della vita e la sicurezza dei cittadini. In generale, il Giappone si sta affermando come uno dei pochi Stati in grado di vincere la battaglia contro il traffico motorizzato, la violenza stradale e le morti per incidenti. Dal 2012 al 2021, il numero di decessi per incidenti stradali si è dimezzato, passando da 4.438 a 2.636 (per confronto, in Italia, che ha la metà della popolazione del Giappone, i decessi annui per incidenti stradali superano quota 3.000).

Il successo giapponese è attribuibile a politiche di mobilità che hanno ridotto al minimo l’uso dell’auto privata, offrendo un modello che sta già influenzando altre nazioni, come le Filippine e il Vietnam, che stanno adottando misure simili per affrontare i problemi di traffico e inquinamento.