L’ultimo report dell’Osservatorio sulle tendenze della mobilità di passeggeri e merci, redatto dalla Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), offre uno spaccato aggiornato e dettagliato dei comportamenti di spostamento degli italiani. I dati, basati su fonti come il FS Research Centre (gruppo Ferrovie dello Stato) e l’Osservatorio Audimob di Isfort, aiutano a comprendere non solo l’intensità della mobilità ma anche il modo in cui ci si muove.

Tendenze generali

Dal report è emerso che circa 37,2 milioni di italiani si spostano ogni giorno, per un totale di oltre 94 milioni di viaggi quotidiani, con una forte variazione su base territoriale: le Regioni del Centro e del Nord presentano percentuali più alte di popolazione mobile rispetto al Sud e alle Isole.

I mezzi più utilizzati e la ripartizione modale

Secondo Isfort, l’auto privata domina ancora la scena con il 63% degli spostamenti totali, seguita dal trasporto collettivo (8%) e dalla mobilità attiva (camminata e bicicletta), che coprono complessivamente circa il 30% degli spostamenti. Un dato che evidenzia quanto ci sia ancora da fare per incentivare un reale cambio modale.

Trasporto collettivo: luci e ombre

Il report rileva una crescita significativa nei settori dell’aereo (+11% passeggeri e +16% merci) e delle crociere (+44%), mentre il trasporto ferroviario regionale e l’intercity registrano un calo sia di domanda che di offerta (-2%). Il trasporto pubblico locale, nonostante un lieve incremento dell’offerta, resta su livelli di domanda inferiori ai dati pre-pandemici.

Questo dato solleva un interrogativo importante: perché, nonostante l’incremento del servizio, l’utenza non torna a crescere? La risposta potrebbe risiedere nella qualità percepita dell’offerta, nella frequenza non ancora ottimale, nella scarsa integrazione tra mezzi o nella mancanza di comunicazione efficace. È evidente che la semplice disponibilità di mezzi non basta se non è accompagnata da una strategia centrata sull’utente. La sfida, oggi, è rendere il trasporto pubblico davvero competitivo rispetto all’auto privata, anche in termini di comfort, tempo e flessibilità.

Inoltre, a fronte di una diffusa retorica sulla necessità di ridurre le emissioni e promuovere la sostenibilità, colpisce il dato della forte crescita del trasporto aereo e del traffico crocieristico. Questi settori, notoriamente tra i più impattanti in termini ambientali, continuano ad attirare utenza e investimenti. Un segnale che ci invita a riflettere: c’è ancora una netta separazione tra le politiche climatiche dichiarate e i comportamenti reali, incentivati anche da offerte commerciali aggressive e infrastrutture dedicate.

Un messaggio per le politiche pubbliche

I dati confermano che l’Italia resta ancorata a un modello centrato sull’auto privata. Le politiche pubbliche dovrebbero trarre spunto da queste evidenze per spostare risorse verso il rafforzamento del trasporto pubblico, la promozione della mobilità dolce e la digitalizzazione dei servizi intermodali. A fronte della sfida climatica, infrastrutture orientate alla sostenibilità sono non solo auspicabili, ma necessarie.

Questo report, per la sua ricchezza di informazioni, può rappresentare uno strumento strategico per pianificare il futuro della mobilità nel nostro Paese.

Innovazione digitale e MaaS: il futuro è integrato

Un ulteriore tassello chiave per il futuro della mobilità sostenibile è rappresentato dal concetto di Mobility as a Service (MaaS). Come abbiamo già avuto modo di vedere in altri articoli, si tratta di un modello che integra tutti i servizi di mobilità in un’unica piattaforma digitale, permettendo agli utenti di pianificare, prenotare e pagare il proprio viaggio in modo semplice, flessibile e personalizzato.

Il MaaS si fonda sull’interoperabilità tra trasporto pubblico, servizi di sharing (bike, scooter, car), taxi e mezzi privati, creando un’esperienza fluida e più sostenibile. Le principali città europee stanno già sperimentando applicazioni che consentono agli utenti di scegliere il percorso più efficiente, combinando diversi mezzi in funzione del tempo, del costo e dell’impatto ambientale. In Italia, diverse città stanno muovendo i primi passi, ma il potenziale resta ancora in gran parte inespresso. Ecco alcune esperienze significative che mostrano il potenziale del MaaS:

  • Torino con il progetto BIPforMaaS, uno dei più avanzati in Italia, ha integrato trasporto pubblico, car sharing, bike sharing e treni in una piattaforma digitale unica. Supportato dalla Regione Piemonte e da fondi europei, rappresenta un benchmark per altre città.
  • Milano, nell’ambito del programma nazionale MaaS4Italy finanziato dal PNRR, sta sviluppando un sistema unificato che includa ATM, Trenord, sharing mobility e parcheggi di interscambio. L’obiettivo è offrire un servizio fluido e intuitivo per i cittadini milanesi e i pendolari.
  • Bologna sta puntando sulla piattaforma Roger, con l’obiettivo di integrare tutti i servizi di trasporto della città metropolitana, inclusi treni regionali, autobus TPER e mezzi in sharing, in un’unica soluzione digitale.

Perché il MaaS funzioni davvero, servono infrastrutture digitali robuste, una governance collaborativa tra pubblico e privato e, soprattutto, la fiducia degli utenti. La digitalizzazione non è più un’opzione: è la chiave per una mobilità moderna, sostenibile e su misura.