Se si fosse trattato di due sposi, sarebbe stato senz’altro un matrimonio d’interesse.
Quello che si è celebrato in questi giorni a Roma, dove la Sta (Agenzia per la Mobilità del Comune di Roma) è stata inglobata dall’Atac, l’azienda municipale dei Trasporti Pubblici.
Un connubio che servirà all’Atac per dare nuova linfa ai propri bilanci, quasi fisiologicamente, in rosso: un disavanzo che si aggira sui 120 milioni di Euro.
E così la Sta è servita da agnello sacrificale e, da buona sposa all’antica, ha portato la propria dote all’Atac: un fatturato di oltre 24 milioni di Euro l’anno per un utile netto di circa 1,5 milioni grazie alla sosta tariffata.
La fusione vera e propria avverrà a dicembre, quando strisce blu, parcometri, ausiliari della sosta e varchi elettronici e naturalmente i 1700 dipendenti passeranno sotto la direzione dell’Atac.
Intanto comunque si è già costituito un Consiglio d’Amministrazione di transizione, nomi vecchi e nuovi che si avvicendano alle cariche direttive.
In eredità ai propri successori il presidente uscente Testa lascia diversi progetti piuttosto moderni, ad esempio il pagamento dei parcheggi con il telefonino.
Un’innovazione questa che dovrebbe partire a settembre in via sperimentale: basterà iscriversi via Internet, comunicare la modalità di pagamento e poi si potrà pagare la sosta sulle strisce blu via sms.
A punire i trasgressori ci penseranno gli ausiliari della sosta, che saranno muniti di speciali palmari con i quali potranno controllare chi ha pagato e chi no ed anche chi utilizza abusivamente i posti auto destinati ai disabili.
Ancora nel cassetto il nuovo presidente troverà il progetto per l’installazione dei varchi elettronici destinati alle zone di Trastevere e San Lorenzo e quello per la realizzazione di un parcheggio di sette piani sotto il Pincio (inizio dei lavori previsto per il 2006).
Questo era quanto sino ad oggi: la Sta si identificava come un’azienda che chiudeva in positivo i bilanci e costruiva progetti per il futuro.
Ora tocca all’Atac, ma anche per lei non si tratta di traguardi impensabili.
L’esempio viene dalla Atm di Milano, che riesce a chiudere i bilanci anche con un seppur piccolo attivo.
Forse serve cambiare la filosofia con la quale gestire il trasporto pubblico: l’efficienza costa ed il servizio non può essere gratuito.
L’utente non avrà nulla da obiettare se la qualità sarà di buon livello ed al passo con i tempi.