Lasciate ogni speranza o voi che entrate se le monete dimenticate.
Succede a Cantù dove, in una delle strutture di sosta a pagamento, chi non si premunisce di portarsi dietro gli spiccioli rischia di rimanere chiuso dentro al parcheggio.
Poco conta confidare nelle nuove tecnologie, bancomat o carte di credito che siano, visto che la cassa automatica accetta solo monete sonanti oppure biglietti di piccolo taglio, al massimo da dieci Euro.
Chi ha provato ad infilare nella fessura una banconota da 20 Euro, ha ottenuto in cambio un abbuono che l’addetto, se solo ci fosse stato, avrebbe potuto convertire in denaro.
Ai poveri sventurati resta solo l’ultima possibilità : suonare il campanello per le emergenze e chiedere aiuto.
A caro prezzo perà²: 50 Euro per chiamate notturne o nei giorni festivi; 35 Euro per chi ha smarrito il biglietto e 20 Euro per chi ha perso la tessera di abbonamento.
E la sanzione per chi non ha con sè il salvadanaio pieno di monetine per pagare?
Non si sa, fatto sta che nell’incertezza molti preferiscono uscire a piedi dal parcheggio, farsi cambiare la banconota da qualcuno e tornare a pagare, riuscendo finalmente a portarsi a casa la vettura.
Di fronte a questo peregrinare degli utenti, i gestori della struttura che soluzione hanno escogitato? Invitano l’utente a suonare il campanello senza timori: nulla verrà loro addebitato, il cartello con le sanzioni serve solo ad evitare abusi.
Insomma, una sorta di attenti al cane che poi non morde perà².
Strano modo di assicurarsi la ‘customer satisfation‘, come direbbero gli amici inglesi, in un’epoca in cui ormai il parcheggio si paga con le più moderne tecnologie, dalla carta di credito al telefonino.
Alice Tordo