I rotolacampo sono quei cespugli che rotolano sospinti dal vento tipici dei deserti americani, divenuti icona dei film western e immagine emblematica dei luoghi abbandonati e delle città fantasma. Se a questi arbusti aggiungiamo un po' di spettrale nebbia milanese, otteniamo la perfetta rappresentazione dei maxi-parcheggi ereditati dall'Expo: vuoti, abbandonati e sconfinati. E l'aspetto peggiore e desolante (in tutti i sensi) della faccenda è duplice: i parcheggi non appaiono così solo dopo la manifestazione, ma lo erano già anche durante.
Dopo solo un mese dall'inizio di Expo la situazione era già tristemente chiara: in un nostro articolo avevamo segnalato come il parcheggio di Arese apparisse mediamente riempito di un misero 5-7 %, e la percentuale fosse di poco superiore in quello di Roserio. In seguito le autorità ci hanno messo una pezza ritoccando i prezzi e regalando biglietti serali, invogliando così più automobilisti a parcheggiare in queste aree, ma l'errore di valutazione era ormai assodato: è stato sovrastimato il volume di traffico e i parcheggi erano ubicati a chilometri di distanza dai padiglioni, oltre ad essere pure mal segnalati, risultando di fatto semideserti per l'intera durata dell'evento. Purtroppo l'errore non solo ha dimostrato evidenti difetti di organizzazione e creato disagi ai visitatori, ma avrà anche ripercussioni economiche non di poco conto: il sottoutilizzo dei parcheggi potrebbe costare 3 milioni di euro, pari alla penale dovuta ad Arriva, la holding di trasporti che ha avuto in gestione le aree di sosta fino al 31 ottobre, e che avrebbe dovuto rientrare dell'investimento proprio grazie ai proventi dei parcheggi.
Oggi siamo passati dai semi-deserti ai deserti veri e propri. Una recente indagine ha documentato una situazione avvilente: i parcheggi appaiono abbandonati e immacolati, con impianti di automazione e illuminazione del tutto nuovi. A Roserio qualche vigilante ne impedisce l'accesso, anche se l'area è chiaramente inutilizzata, mentre ad Arese i cancelli sono aperti e delimitano una superficie vastissima e abbandonata. Addirittura, proseguendo verso Lainate, vi è un'area affittata dal comune di Arese ad Expo, che doveva essere destinata a parcheggio di pullman e camion, ma che non è mai stata aperta: al suo interno sono stati demoliti alcuni capannoni ex-Alfa, e l'area è ancora delimitata da spartitraffico in cemento.
Ovviamente il problema principale è sempre lo stesso: chi paga? Lo spreco di soldi pubblici rappresenta un argomento a cui noi italiani siamo purtroppo abituati, ma proprio per questo l'indignazione non è mai troppa. Il futuro di queste aree abbandonate sta nei soliti, tediosi meandri della burocrazia. È atteso un accordo di programma tra Regione Lombardia, Città Metropolitana, TEA (la società proprietaria del terreno), i Comuni di Arese, Lainate e Garbagnate, ma i tanti attori in gioco suggeriscono tempistiche lunghe. Automoto propone di trasformare le aree già attrezzate in parcheggi di interscambio per i tanti pendolari che da Nord raggiungono Milano: la proposta è intelligente e sensata, chissà se verrà colta. Expo ha lasciato in eredità diverse grane oltre quella dei parcheggi (conti poco trasparenti, macerie smaltite irregolarmente, ecc.) ma le istituzioni sono solite minimizzare su tali questioni, soprattutto in tempi di campagna elettorale.