Fra gli autorevoli mezzi d’informazione che hanno scientificamente sollevato il coperchio del calderone parcheggi e disabilità , il quotidiano La Repubblica, che, circa un mese fa, ha dedicato due pagine a un’ampia inchiesta sul tema delle truffe legate all’invalidità . Enumerando dati inquietanti e svelando situazioni ai confini dell’assurdo che raccontano di gente pronta a tutto pur di ottenere sostegno economico previdenziale, non solo gravando pesantemente sul bilancio dello Stato, ma nuocendo in primo luogo alle molte persone disabili che di quel sostegno avrebbero bisogno come l’acqua. Ed è cosa ben triste constatare, dati statistici alla mano, che su dieci malati di tumore, per esempio, sette muoiono prima di ricevere l’assegno d’invalidità . Perchè i falsi invalidi tagliano la strada e rallentano le procedure a chi avrebbe realmente diritto alla sussistenza.
Ma più ancora che il sostegno economico, la facilitazione che davvero fa gola ai truffatori è il pass H, ossia il contrassegno da apporre sull’automobile per parcheggiare liberamente e viaggiare nelle corsie preferenziali o accedere ai centri storici. Circolazione e parcheggio diventano dunque argomenti particolarmente caldi quando si parla di automobilisti disabili. Da un lato, come Parcheggi.it aveva voluto evidenziare con forza con una campagna di sensibilizzazione ideata quattro anni fa,
è ancora troppo diffuso il malcostume di occupare indebitamente i posti auto loro riservati. Dall’altro, come si è visto, quella dei falsi contrassegni è una vera e propria piaga sociale, che certo contribuisce a incrementare gli abusi e persino ad alimentare una certa diffidenza nei confronti di questa categoria di automobilisti. Molto spesso, infatti, abusi eclatanti non vengono puniti, cosa che purtroppo porta a identificare, facendo di tutta l’erba un fascio, chi ha il contrassegno come un imbroglione, proprio per colpa dei troppi imbroglioni che penalizzano l’intera categoria. La cronaca, poi, pullula di fatti che definire tristemente imbarazzanti è clemente. Eccone una rapidissima rassegna:
20 ottobre 2009: “Lo scandalo dei parcheggi per disabili. In 30 usavano i permessi dei defunti“, titola il quotidiano Il Mattino di Padova. Riportando che in nemmeno due mesi sono stati confiscati contrassegni utilizzati per parcheggiare comodamente il proprio Suv nel centro storico coì come per sfrecciare sulle corsie riservate a bus e taxi: pass appartenenti, nella maggior parte dei casi, a persone passate a miglior vita, i cui falsi possessori sono stati puniti con una multa di 78 euro (che contesta l’uso improprio del pass) più le sanzioni previste dal codice della strada per le diverse infrazioni compiute.
Gennaio 2010, Cortina d’Ampezzo: Falsi pass per invalidi per scorazzare sulla quattro ruote in zone proibite e parcheggiare impunemente nel centro: come se anche civiltà e buon senso potessero andarsene in ferie.
Se invece vogliamo fare un salto indietro nel tempo, impossibile non rievocare, nel 2007, il caso clamoroso del capo dei vigili urbani di Roma, rimosso dall’incarico dall’allora sindaco Veltroni, reo di avere utilizzato il permesso scaduto dell’anziana suocera per recarsi in centro al ristorante.
E via imbrogliando. Insomma, la situazione è complessa, difficile, piena di contraddizioni. E, soprattutto, stagnante.
“I problemi legati alla mobilità incontrati dalle persone disabili – afferma Ilaria Vacca, redattrice del portale Disabili.com, testata giornalistica specializzata centrata sulla disabilità – sono sempre gli stessi. I parcheggi riservati sono pochi e mal posizionati. Spesso sono occupati da auto senza contrassegno, oppure da persone che hanno il contrassegno ma non sono disabili e lo utilizzano per non far tardi al lavoro. Spesso i pochi parcheggi riservati non sono abbastanza ampi da permettere a chi utilizza la sedia a rotelle di scendere agevolmente dall’auto. Dulcis in fundo, sulle strisce blu in moltissimi Comuni anche i disabili devono pagare. Il vero problema – prosegue – è che per chi ha ridotta capacità motoria l’auto di proprietà (adeguatamente adattata) rappresenta l’unico mezzo di trasporto possibile. I mezzi pubblici infatti non sono accessibili, e i taxi sono carissimi. L’auto resta quindi l’unico ausilio per permettere la mobilità al disabile, ma se non si ha la possibilità di parcheggiare comodamente che senso ha?” .
Cominciamo dunque a passare in rassegna questi problemi dalla questione del contrassegno, che è al centro di un paio di querelle. Il Codice della strada prevede infatti che “alle persone invalide con capacità di deambulazione sensibilmente ridotta” e ai non vedenti sia concesso il contrassegno arancione, che, salvo alcune eccezioni, da loro diritto ad accedere in zone a traffico limitato e a parcheggiare negli appositi stalli delimitati da strisce arancione. Valido in tutto il territorio nazionale, il contrassegno, previe verifiche mediche, viene rilasciato dai diversi Comuni di residenza. In conformità alla legge sulla privacy oggi sul tagliando le generalità del titolare non sono visibili: qualsiasi vigile o personale autorizzato puಠinfatti verificarne la validità attraverso il numero di concessione, “Nel frattempo – riporta il sito specializzato HandyLex.org – i Comuni hanno potuto emanare contrassegni che rispettassero la privacy, autorizzando altreì i titolari a mascherare o cancellare i propri dati personali. Molti hanno seguito le indicazioni del Garante, sostituendo il nome del titolare con il numero di concessione”.
Ciಠha tuttavia consentito che si verificassero talvolta situazioni complicate. “Comuni che rilasciavano un doppio contrassegno, altri che, aderendo immediatamente alla nuova legge, hanno sostituito subito il vecchio contrassegno con uno anonimo, come nel caso di Biella – ricorda Claudio Puppo – Coì è accaduto che a un ragazzo biellese che aveva parcheggiato a Malpensa l’auto fosse rimossa “.
La situazione si complica con il nuovo Codice sulla Privacy (Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196) che all’articolo 74 recita “I contrassegni rilasciati a qualunque titolo per la circolazione e la sosta di veicoli a servizio di persone invalide, ovvero per il transito e la sosta in zone a traffico limitato, e che devono essere esposti su veicoli, contengono i soli dati indispensabili ad individuare l’autorizzazione rilasciata e senza l’apposizione di simboli o diciture dai quali puಠdesumersi la speciale natura dell’autorizzazione per effetto della sola visione del contrassegno”. Il nuovo codice della privacy, insomma, imporrebbe addirittura di eliminare il pittogramma della carrozzina. L’impressione, in questo caso, è che il concetto di “politicamente corretto” sia spinto, inutilmente, agli estremi.
Altra spinosa questione è quella del contrassegno europeo unico. Il consiglio della Comunità europea ha infatti emanato, nel 1998, una raccomandazione al fine di fare adottare agli Stati membri un contrassegno unico. Peccato che, ancora, l’Italia non l’abbia ripresa Il pass rilasciato in Italia è quindi diverso da quello degli altri Paesi comunitari, e cià², chiaramente, limita la circolazione delle persone disabili.
Se dunque in tema di contrassegno vige la confusione, le cose non vanno meglio quando si tratta di definire fino a che punto venire incontro agli automobilisti portatori di handicap. In questo senso ha destato grande clamore una sentenza della Cassazione in base alla quale la multa data a un’automobilista disabile di Palermo che, non trovando posto negli stalli dedicati, aveva lasciato l’auto sulle strisce blu è risultata legittima (vicenda che avevamo ampiamente riportato su Parcheggi.it – leggi articolo -). Questo caso ha un peso notevole dal momento che, come è noto, la giurisprudenza cresce e si nutre proprio di queste sentenze. “La sentenza – commenta Puppo – è certo corretta da un punto di vista legale. Non esiste infatti alcuna norma che sancisca la gratuità dei parcheggi su strisce blu; ma è sbagliata da un punto di vista etico e pratico, considerato anche il fatto che molti disabili vivono di magrissime pensioni, per cui anche il costo di un parcheggio incide sul loro bilancio” .
In questo senso sussistono profonde differenze fra un Comune e l’altro. Una volta diffusa la notizia della sentenza, per esempio, le amministrazioni di alcune città , come Parma e Ancona, se ne sono volute distanziare. Altre città , come Isernia, hanno ancora un po’ di strada da fare. Qui infatti si sono levate diverse lamentele, legate proprio al fatto che, quando la persona disabile non trova posto nello stallo riservato e parcheggia sulle strisce blu puಠessere “cinicamente e famelicamente multata”, ha denunciato una signora afflitta da handicap. Che ha anche fatto notare come alcuni stalli arancioni siano infelicemente posizionati, come nel caso di un posto situato di fronte a una pizzeria e dunque costantemente occupato da furgoni che caricano e scaricano merci.
Claudio Puppo dell’ANGLAT interviene poi con un’ulteriore e giusta considerazione. “Se è vero che la legge destina ai disabili un posto auto ogni 50 – osserva – i Comuni dovrebbero tenere presenti sia i residenti, sia i turisti. La cittadina di Rapallo, (popolare località della riviera ligure di Levante, n.d.r.), ha per esempio 373 posteggi, di cui 40/50 riservati ai disabili. Questi numeri sono adeguati se si considera la bassa stagione, ma inadeguati in estate o nei fine settimana”.
“àˆ necessario inserire nei piani mobilità un numero adeguato di parcheggi riservati, sulla base del numero degli abitanti, e magari anche dei contrassegni erogati – gli fa eco Ilaria Vacca di Disabili.com – e controllare in maniera costante l’utilizzo dei contrassegni. Credo inoltre – aggiunge – che chi occupa un parcheggio riservato andrebbe punito piuttosto severamente. Non siamo certo noi a dover sostenere che i parcheggi blu devono essere gratuiti per i disabili a priori, ma va da sè che in molti casi è l’unico modo di far parcheggiare chi non puಠpercorrere un paio di chilometri per raggiungere la meta” .
Quali, allora, i Comuni che nel tempo si sono dimostrati più sensibili riguardo alle esigenze degli automobilisti disabili? Molti centri, è vero, comunicano urbi et orbi iniziative “politically correct” – peraltro lodevoli – come quella legata ai parcheggi rosa per le donne incinte o le neomamme, assicurandosi ottima visibilità mediatica. Ma come si comportano le amministrazioni italiane quando hanno a che vedere con i problemi dei portatori handicap?
Claudio Puppo cita come Comuni virtuosi, oltre alle già menzionate Parma e Ancona, Ragusa, e, in Liguria, Imperia, La Spezia e Sestri Levante. Meno ottimista Ilaria Vacca. Alla domanda ribatte: “Sarebbe più facile parlare dei Comuni che di sensibilità non ne hanno dimostrata. Ma – prosegue – qualche Comune particolarmente sensibile c’è. Un esempio su tutti – e qui concorda con Claudio Puppo – è quello di Parma, che oltre a prestare particolare attenzione nei confronti degli automobilisti mette anche i propri cittadini disabili nelle condizioni di non dover per forza utilizzare l’auto. Mette infatti a disposizione mezzi pubblici accessibili e un servizio di Pronto Bus notturno. Bisogna perಠconsiderare – aggiunge – che difficilmente i comuni sensibili alla disabilità tralasciano questo aspetto della mobilità , mentre dove non c’è cultura in questo senso i problemi legati alle barriere architettoniche sono moltissimi, ed estremamente gravi” .
In effetti dai problemi legati alle troppe barriere architettoniche che ostacolano la mobilità delle persone disabili non è possibile prescindere. Su questo punto ha le idee molto chiare anche il trentacinquenne Luigi Bacchis, membro dell’amministrazione del Comune di Domusnovas (Cagliari) assessore alle politiche giovanili, lavoro, agricoltura e programmazione e purtroppo disabile a sua volta a causa di un incidente. “Adattare le strutture è necessario. Ancora non si presta sufficiente attenzione alla presenza delle barriere architettoniche: a questo riguardo vorremmo programmare un incontro a livello nazionale sul tema, coinvolgendo gli onorevoli Gianfranco Paglia e Antonio Guidi, finalizzato a far passare una legge che renda il mancato abbattimento delle barriere architettoniche multabile e denunciabile penalmente. Per quanto mi riguarda, nel mio Comune sto facendo fare dei rilievi con l’obiettivo di abbatterle” .
Tornando ai Comuni che si dimostrano più a misura di persona disabile, Bacchis mette in evidenza quello di Trento, una città fatta di “gente molto civile, in cui si gode di un modo di vivere unico per i disabili” . Il giovane amministratore assegna invece una maglia nera alla “sua” Cagliari, in cui si verificano situazioni che denunciano una certa arretratezza “Strisce pedonali dotate dello scivolo per le carrozzine da un solo lato. Un centro storico in cui i parcheggi riservati ai disabili sono troppo limitati” . Di contro, è accaduto perfino che i vigili manifestassero un comportamento ottuso per eccesso di zelo. “Mi è capitato – ricorda Bachis – di trovarmi a prendere un caffè con alcuni amici lasciando l’auto sulle strisce arancione. Ebbene, il vigile incaricato di effettuare i controlli voleva vedere a tutti i costi il mio pass. Non gli bastava constatare che mi trovavo su una carrozzina “.
A Firenze invece, almeno di recente, qualcosa si è mosso. Un accordo fra il Comune e la consulta dell’handicap ha infatti portato alla creazione di nuovi posti destinati alla sosta degli invalidi in piazza della Signoria e in via del Proconsole. “Naturalmente saremo inflessibili nei controlli – ha commentato l’assessore alla viabilità Massimo Mattei – e lotteremo duramente contro chi tenterà di parcheggiare nei posti riservati a chi ne ha veramente bisogno”. Poco lontano, a Bologna, hanno fatto la loro comparsa i cartelli a difesa dei posti auto per l’handicap (il monito: Vuoi il mio posto? Prenditi il mio handicap!) è, come quello al centro della campagna di sensibilizzazione lanciata a suo tempo dal nostro sito, mutuato da quella che già da anni ha preso piede Oltralpe, e da febbraio campeggia nei principali parcheggi cittadini. Piccola nota di costume: la stessa frase da il nome a innumerevoli gruppi sul popolarissimo social network Facebook, che contano, complessivamente, migliaia e migliaia di iscritti.
Per quanto invece riguarda le possibilità già da ora a costi accettabili tecnologie al servizio degli automobilisti disabili, Parkeon, azienda leader nel settore della gestione della sosta su strada, si sta distinguendo per la partnership con Volopark avviata, in via sperimentale, nel piccolo comune ligure di Sestri Levante: ne abbiamo parlato alcuni mesi – leggi articolo – fa in un articolo dedicato a questo sistema d’identificazione che costituisce un innovativo strumento per dare scacco ad abusi e contraffazioni.
Si tratta – lo ricordiamo brevemente – di un sistema basato sulla presenza di un microchip e di un’antenna radio inseriti in nuovi contrassegni adesivi. Ciಠconsente che appositi sensori sistemati a terra sull’area riservata identifichino sia la presenza dell’auto, sia il proprietario, questo tramite un tag che rileva la validità del permesso e che la comunica in modalità Wi-Fi al parcometro Parkeon (in Italia sono diffusissimi per il pagamento della sosta) che trasmette ad un centro di controllo cittadino, ma che potrebbe essere benissimo estesa a livello nazionale. A nostro parere questa soluzione meriterebbe l’attenzione di responsabili del Governo nazionale per risolvere il problema e tutelare definitivamente i veri “aventi diritto”.
Come già abbiamo evidenziato, Parkeon è azienda internazionale leader nella produzione di parcometri, attenta al pubblico degl’invalidi in ogni prodotto che realizza. “Una delle caratteristiche più interessanti che contraddistinguono i prodotti Parkeon – conferma Vezio Maggioni, A.D. di Parkeon Italia – è quella di essere a misura d’uomo. Obiettivo principale dell’azienda è infatti semplificare al massimo il rapporto fra la macchina e l’utente, facendo leva sulla massima semplicità e intuitività dell’ergonomia degl’impianti, e su una totale sicurezza e riservatezza per l’utente nella fase di pagamento del parcheggio. Caratteristiche, tutte queste, che assumono un’importanza fondamentale se l’utente in questione è una persona disabile.”
Non è stato quindi un caso che, nel 2005, Parkeon abbia sponsorizzato la campagna di Parcheggi.it “Vuoi il mio parcheggio? Prenditi il mio handicap!”. Un’iniziativa che era nata con l’intento di sensibilizzare il largo pubblico sul tema del parcheggio e della disabilità proprio come quelle che, nel tempo, hanno trovato ampia visibilità sul portale Disabili.com.
“Abbiamo sostenuto l’iniziativa delle multe morali – ricorda Ilaria Vacca – promossa dal portale Educazione Sostenibile, e siamo sostenitori del movimento nato da Facebook “Se vuoi il mio posto, prenditi anche il mio handicap”. Si tratta di iniziative spontanee – commenta – nate proprio dalle persone stufe di lottare ogni giorno contro l’ignoranza altrui e la disattenzione delle istituzioni. In questo periodo – conclude – ci stiamo occupando anche della situazione di Napoli. Gli automobilisti disabili vertono in condizioni pessime definirle inadeguate sarebbe davvero un eufemismo. Per questo si stanno muovendo in molti, sia le grosse associazioni come ANIDA Onlus che il mondo dello sport. Gianluca Attanasio, campione italiano di nuoto paralimpico, ha di recente inviato una missiva al Presidente del Consiglio, proprio per ribadire la necessità della gratuità delle strisce blu. La sua testimonianza fa capire quanto sia importante parcheggiare per una persona che non puಠscegliere se camminare 10 minuti in più”.