«Non date soldi ai parcheggiatori abusivi!» Recitavano così alcuni cartelli apparsi a febbraio nei parcheggi di Carpi, comune che ha dato il via ad una campagna di sensibilizzazione contro il fenomeno degli abusivi della sosta. Lo stesso messaggio veniva veicolato tramite volantini distribuiti dagli assistenti civici agli automobilisti direttamente nei parcheggi. L’iniziativa ci dà lo spunto per affrontare il tema con una premessa doverosa: il problema dei parcheggiatori abusivi è sostanzialmente un problema di sicurezza. Ora, il nodo della questione non è certo esortare gli automobilisti a non pagare, ma proteggerli e rassicurarli, estirpando un’attività che nella maggior parte dei casi assume le fattezze di una vera e propria estorsione. Non sono rari infatti i casi in cui gli abusivi (vedi, delinquenti) passino dalle minacce a veri atti di violenza soprattutto verso donne e persone più indifese, senza considerare che spesso si ha a che fare con racket gestiti dalla malavita e usati per finanziare attività criminose ben più gravi.
I fatti di cronaca a cadenza settimanale lo dimostrano in modo inequivocabile: i soggetti che esercitano questo tipo di attività non sono propriamente degli “stinchi di santo”, e chi non paga rischia, nel migliore dei casi, di ritrovarsi l’auto danneggiata, e nel peggiore dei casi di venire malmenato o minacciato di morte. Per l’utente, inoltre, al problema della sicurezza si aggiunge l’aspetto economico: mentre nelle aree di sosta non tariffate l’automobilista è costretto a pagare l’abusivo per uno stallo che dovrebbe essere gratuito, nel caso dei parcheggi tariffati invece si vede costretto a pagare due volte, la tariffa regolare e quella abusiva! Questo tipo di situazione – purtroppo assai frequente – è a tutti gli effetti un’assurdità, un ossimoro, un non-sense: la sosta tariffata dovrebbe rappresentare un servizio al cittadino; se quest’ultimo è costretto a pagare anche l’abusivo per non sentirsi minacciato, di quale servizio stiamo parlando?
Riportiamo alcuni casi-esempio al fine di delineare un quadro nazionale che riteniamo preoccupante e da risolvere al più presto.
Di Genova abbiamo già parlato in un nostro precedente articolo. Pochi mesi fa un’inchiesta di Procura e Carabinieri ha scoperto un’organizzazione per delinquere ben strutturata, con tanto di tariffario aggiornato e centro di reclutamento, dove venivano smistati senegalesi senza il permesso di soggiorno tra i parcheggi del Porto Antico, polo di forte attrazione turistica per la città ligure. La situazione era degenerata una mattina di dicembre, quando 15 parcheggiatori abusivi hanno accerchiato gli automobilisti in cerca di parcheggio. I presenti hanno testimoniato una situazione incredibile: «erano tanti, mi sono sentita intimorita»; «mi sono trovato davanti un esercito»; «ci hanno costretto a seguirli per trovare il posto vuoto, poi hanno chiesto 5 euro»; «io non ho pagato, mi sono ritrovato la macchina rigata». Purtroppo dopo l’intervento della Polizia e la conseguente inchiesta, il fenomeno si è spostato in altre zone della città, come centri commerciali e aree di interesse turistico, segno che il problema è tutt’altro che debellato.
Un caso limite? No. A Roma il racket dei parcheggiatori abusivi va avanti da tempo in numerose aree della città, da Termini al Testaccio, da Trastevere al Gianicolo. Gruppi di diversa etnia si spartiscono il territorio e si contendono il “business”, e non di rado arrivano a scontri e risse tra di loro. Ma le minacce di violenza vengono anche rivolte verso i “clienti”, ovvero gli automobilisti: qualche tempo fa in Piazza dei Cinquecento, davanti alla Stazione Termini, un uomo che aveva appena parcheggiato è stato avvicinato da 4 abusivi rumeni che pretendevano dei soldi; al rifiuto dell’uomo i quattro si sono armati di bastone e lo hanno minacciato: «O paghi o ti prendiamo a bastonate, a te e alla tua auto».
Purtroppo dalle minacce ai fatti il passo è breve, e alcuni episodi lo dimostrano. A Napoli, in via Einaudi, un parcheggiatore abusivo ha assestato dei violenti pugni al malcapitato, il quale è caduto a terra di schianto: un video in rete diffuso dalla redazione de Il Mattino mostra l’accaduto. Recentemente a Palermo, in via Cusmano, mamma e figlio sono stati aggrediti da un gruppo di abusivi extracomunitari: la donna e il bimbo piccolo si sono rifugiati all’interno dell’auto chiudendo le sicure mentre gli aggressori circondavano il mezzo e tentavano ugualmente di aprire le portiere dall’esterno. Tutto ciò accade solo al Sud? Certo che no. Due mesi fa a Grosseto, nel parcheggio dell’ospedale Misericordia, sono state aggredite due donne, anch’esse madre e figlia. Prima il parcheggiatore le ha intimate di pagare cercando di non farle uscire dall’auto, poi le ha aggredite verbalmente urlando di tutto, e quando le sventurate – ovviamente impaurite – sono scappate verso l’ospedale, l’uomo le ha inseguite continuando a gridare e a minacciarle. Ricapitolando: bastoni, pugni, accerchiamenti, intimidazioni, inseguimenti… Scene da film thriller? No, scene da parcheggio.
Di casi-esempio riportati dagli organi di stampa ne potremmo fare a centinaia, e siamo sicuri che ogni automobilista abbia avuto almeno un incontro spiacevole con la categoria oggetto di questo articolo. Rimanendo in Toscana, anche Firenze ultimamente è oggetto di numerosi “raid” da parte dei parcheggiatori abusivi alle auto di lavoratori e residenti: ad esempio a gennaio due soggetti (padre e figlio) hanno avvicinato un automobilista in piazza Savonarola intimandolo di pagare facendo roteare con la mano una catena d’acciaio. È notizia del 23 maggio che Miriam Amato, della lista Alternativa Libera, ha denunciato un fenomeno diffuso che affligge varie zone della città (San Frediano, Careggi, centro storico, Ponte alla Vittoria, Oltrarno) e ha chiesto «l’aumento dei controlli nelle aree a rischio e collocazione di nuove videocamere, considerato che il piano sicurezza prevede l’installazione entro il 2018 di 350 telecamere in tutta la città». La richiesta di misure concrete è derivata dal fatto che, sottolinea Amato, «ad oggi i risultati per contrastare queste attività illecite sono stati scarsi».
Capita, inoltre, che minacce e violenza vengano indirizzati non solo agli utenti ma anche agli addetti di sicurezza ingaggiati dai gestori della sosta proprio per contrastare la piaga degli abusivi. È il caso di Ferrara. A marzo alcuni operatori dell’agenzia privata Securiteam, i quali hanno il compito di presidiare i parcheggi gestiti dalla municipalizzata Ferrara Tua, hanno ricevuto pesanti minacce da parte dei parcheggiatori abusivi. Quest’ultimi hanno prima fotografato le targhe delle loro macchine, poi li hanno apostrofati così: «ferma i controlli altrimenti uccidiamo te e i tuoi colleghi». Gli irregolari si stima che portassero a casa oltre duemila euro al mese prima che intervenissero gli operatori di sicurezza: è la prova che un servizio costante ed efficiente di presidio può davvero arrecare danno al business fraudolento dei parcheggiatori abusivi.
Citiamo ancora due situazioni. In Sicilia, a Mazara del Vallo, un abusivo ha importunato un gruppo di turisti francesi arrivati in città a bordo di un pullman: dopo un diverbio tra il soggetto e la guida turistica, una signora di Palermo, l’abusivo ha continuato a importunare il gruppo inseguendolo con una bicicletta. Ora, l’Italia tutta non fa sicuramente una bella figura nei confronti dei turisti stranieri: la gestione della sosta è un prezioso elemento nella regolazione della mobilità cittadina e del flusso dei visitatori, oltre ad essere fattore d’immagine e di organizzazione di un Paese (bellissimo) che ha nel turismo il suo core business. Per un turista che viaggia in auto (o in pullman), il parcheggio è una delle prime cose che vedrà, è sempre bene considerarlo: se non fa in tempo a scendere dal mezzo che già incontra un losco figuro che pretende dei soldi, che percezione potrà mai avere di quel luogo, di quella città, di quel Paese? E nei casi dei parcheggi a pagamento, la presenza dell’abusivo è doppiamente inconcepibile. A Reggio Emilia una turista ha denunciato una situazione simile a tante altre: nei parcheggi con sbarra (in questo caso l’ex caserma Zucchi, di proprietà della Reggio Emilia Parcheggi) l’area con le casse automatiche è invasa dagli abusivi che “chiedono” soldi. La donna (che era sola) si è vista circondata da sette uomini che hanno insistito per avere il loro “compenso”.
«Non è piacevole visitare una città parcheggiando appositamente a pagamento per sentirsi più “sicuri” e venire importunati a quel modo senza che non ci sia nessuno a controllare e sorvegliare il parcheggio»: ecco, tali parole, pronunciate dalla sfortunata turista intervistata dalla Gazzetta di Reggio, descrivono alla perfezione il punto focale di tutta la questione. Come mai sosta a pagamento e sicurezza dell’utente sono due concetti spesso totalmente separati, quando invece dovrebbero essere l’uno la conseguenza dell’altro? Istituzioni e gestori come “percepiscono” il problema (SE lo percepiscono)?
Come abbiamo visto dai casi elencati, la questione non è limitata all’area meridionale, ovvero come potrebbe pensare l’opinione comune. Bensì è un fenomeno di carattere nazionale, che si verifica indistintamente da Nord a Sud dello stivale. Ogni automobilista rischia di venire importunato, e ogni operatore della sosta (pubblico o privato che sia) deve fare i conti con questo problema. Purtroppo non tutti lo fanno, poiché per alcuni “allargare le braccia” è un’opzione più comoda.