Ma non sempre la notizia è accolta positivamente. L’esperienza racconta di cantieri rimasti sospesi per anni dopo il ritrovamento di reperti archeologici, alle volte anche di scarso valore. Ma non sempre la parola parcheggio deve fare a botte con la parola archeologia. Basterebbe cambiare il punto di vista e vedere nell’attività di scavo a scopo edilizio un’occasione, e non un gesto funesto, per ritrovare tracce del passato che possono tranquillamente convivere con i nuovi manufatti.
In questo articolo noi di Parcheggi.it vogliamo raccontare esperienze che si sono caratterizzate in questo senso positivo.
Partiamo dalla città di Modena e dal parcheggio interrato Novi Sad.; il progetto è di 1700 posti auto distribuiti su due livelli in un’area rettangolare delle dimensioni di 202 x 118 metri.
L’area, vicino al centro storico, è da sempre conosciuta e frequentata dai modenesi. In passato il Parco Novi Sad fu ippodromo (da qui la tipica forma a ellisse rettangolare) e piazza d’armi a ridosso dell’antica cittadella. Utilizzato per le corse al trotto e le gare motociclistiche tra il 1928 e il 1973, oggi nell’anello esterno ospita mercati all’aperto come quello dell’antiquariato, mentre l’interno della struttura si trasforma in suggestivo palcoscenico di spettacoli prestigiosi, come nel 2003 il Pavarotti and friends.
Passato, presente e il futuro di quest’area? Esiste un progetto di riqualificazione della struttura sia nella parte sotterranea che in quella superiore.
Il livello “underground“, lo abbiamo già detto, accoglierà il parcheggio. La copertura dell’area di sosta si trasformerà invece in un ampio parco arricchito dalla messa a dimora di alberi sulle fasce esterne, mentre il bordo interno dell’anello asfaltato ospiterà una pista da jogging.
Ma torniamo al passato dell’area Novi Sad. A quello che “si nasconde“ sottoterra. I progettisti del nuovo parcheggio avevano ipotizzato di recuperare manufatti medioevali o tardo romani. Ma quello che hanno trovato scavando è molto più prezioso e significativo: centodieci metri di antica strada romana con ancora evidenti i solchi lasciati dal passaggio dei carri. Inoltre sono emersi i resti di un complesso rurale con una vasca circolare di circa quattordici metri di diametro risalente alla prima età imperiale, oltre a un notevole numero di anfore di varie dimensioni e ad alcune urne funerarie.
Di fronte ad una tale scoperta lo scenario poteva avere diversi sviluppi: dal blocco per anni dei lavori, con mille diatribe tra Soprintendenze e costruttori, alla scelta infelice di ricoprire i reperti e proseguire con la costruzione.
Invece amministrazione modenese e costruttori hanno trovato la soluzione vincente, facendo coesistere area di sosta e reperti in quello che potremmo battezzare il “parcheggio archeologico”: un ampio museo all’aria aperta all’interno dell’area a verde sulla copertura del parcheggio. Sarà dunque possibile passeggiare sulla strada romana, tra le urne funerarie ambientate nel verde, e visitare la vasca circolare – all’interno della quale saranno collocate le anfore ritrovate – , ricostruita a livello del prato e protetta da una schermatura vetrata. Il parco archeologico prevede poi un percorso espositivo corredato da una serie di pannelli illustrativi sulla natura e sulla funzione dei reperti. Inoltre in alcuni tratti delle scale del parcheggio sarà possibile osservare i diversi strati di terreno che hanno segnato epoche importanti per la storia della città e che sono stati successivamente ricoperti dai depositi alluvionali.
Come tutti i musei che si rispettano, anche il Novi Sad avrà il suo info point e book shop collocati vicino agli accessi pedonali del parcheggio insieme a un’area ristoro e ad una sede espositiva adatta ad ospitare parte dei ritrovamenti archeologici.
Restiamo in Emilia Romagna per un altro esempio di sodalizio tra parcheggi e archeologia.
La città è quella di Bologna e l’area di sosta quella di Riva Reno. Qui, nel corso degli scavi, sono emersi i resti di una diga medioevale in muratura (risalente al XIII secolo) che sbarrava un canale urbano, formando un invaso destinato a riserva per la fornitura di energia idrica alle varie manifatture presenti nella zona. Una significativa porzione della diga è stata trasferita e ricostruita all’interno del Museo del patrimonio industriale di Bologna, dove ha trovato la sua definitiva collocazione espositiva, mentre sulla pavimentazione della piazzetta ricavata sulla copertura del parcheggio interrato è stata riprodotta la sagoma in pianta della diga, mediante l’accostamento di pietre di diverse tonalità e pezzature, permettendo coì ai cittadini di riconoscere la posizione e le dimensioni dell’opera.
Opera di cui non avrebbero mai supposto l’esistenza, se non fosse stato per quel parcheggio.