Uno spazio polifunzionale: parcheggio, ma anche centro commerciale e residenziale di lusso. Questo è il suggestivo edificio 1111, situato a Miami, in Lincoln Road, una delle zone più vivaci della città , e firmato dagli architetti svizzeri Jacques Herzog e Pierre De Meuron.
La costruzione, caratterizzata da linee geometriche secche e pulite esaltate dal colore bianco, sembra una scatola a più scompartimenti che si apre, svelando gli interni, sulla strada, poggiando su una struttura di colonne dalle forme e disposizioni irregolari che rimandano a un equilibrio solo apparentemente precario. Un colpo d’occhio d’impatto notevole; che, secondo gli esperti, ben esemplifica le influenze sul progetto di una specifica corrente, detta “modernismo tropicale”, che vede gli edifici fondersi in piena armonia on il territorio circostante: cosa che traspare in modo particolare nelle corti interne, abbellite da lussureggianti palmizi.
La struttura portante del Lincoln 1111 crea un gioco sapiente di ombre e di volumi, inglobando elementi architettonici minori che completano la “personalità ” dell’edificio (difficile definirla con termini diversi).
Il “parcheggio da copertina” racchiuso dal Lincoln 111, totalmente aperto e visibile dall’esterno come se fosse un elemento decorativo, conta 300 posti auto, che servono gli 11 negozi e i 3 ristoranti situati al piano terra, gli altri negozi presenti al quinto piano, il ristorante sul rooftop e le lussuose abitazioni comprese nella struttura…dove si puಠfare davvero di tutto: e con ‘tutto’ intendiamo seguire un corso di yoga coì come sposarsi!
Con simili premesse non stupisce, dunque, che il 1111 Lincoln Road di Miami sia menzionato in uno dei più interessanti libri dedicati all’architettura apparsi di recente: parliamo di The future of Architecture in 100 Buildings (Il futuro dell’Architettura in 100 edifici), scritto da Marc Kushner, CEO del portale Architizer. In questo interessante volume, Kushner parte dall’assunto che l’odierna architettura si giovi di più elementi: la velocità con cui si evolvono le tecnologie, il progresso nello studio della scienza dei materiali e l’attitudine alla sperimentazione. Se gli anni Settanta sono stati quelli del brutalismo e gli anni Novanta quelli del decostruttivismo, quelli di adesso sono gli anni della sperimentazione, sostiene. Di qui il titolo del libro: oggi non è in voga uno stile, ma almeno cento. Strutture che un tempo sarebbero potute apparire bizzarre, oggi sono ampiamente sdoganate; e il prepotente boom di internet, ma soprattutto dell’uso dei social network, ha fatto ì che oggi ciascuno possa dire la sua su un determinato edificio. Twitter, Facebook, Instagram, rappresentano un validissimo “termometro” di come le persone recepiscono un’opera, anche in relazione al territorio in cui vivono. In questa maniera la sperimentazione, che pure è sempre più ardita come nel caso del Lincoln 1111, non è più fine a se stessa; il dibattito sempre vivo in Rete puಠfare ì che le esigenze delle persone e delle diverse realtà territoriali abbiano voce, e che gli architetti rispondano con soluzioni “su misura”.
Non solo: esempi come quello di Miami, opportunamente ‘divulgati’ attraverso il web, a partire dai canali social, potrebbero ispirare architetti che, sino a oggi, hanno concepito il parcheggio quale struttura puramente funzionale: perchè se è vero che, anche in Italia, vi è qualche sparuto esempio di parcheggio realizzato in maniera più gradevole di altri e meglio armonizzato con l’ambiente, si tratta comunque di parcheggi ‘abbelliti’. Ben diverso è concepire strutture ardite, in grado di coniugare multifunzionalità e impatto estetico di alta caratura: strutture che non soltanto deliziano gli occhi, ma che fanno, letteralmente, spazio all’immaginazione e alla ricerca di nuove soluzioni urbane.