Una gestione efficace di sosta e mobilità parte da una profonda comprensione del comportamento degli automobilisti in città. Solo così è possibile intervenire sulle loro abitudini e comportamenti, e sui molti problemi di circolazione che affliggono i centri urbani: su tutti la sovrabbondanza di parcheggi su strada.
In Italia la disponibilità di parcheggi su strada nelle città è quasi esclusivamente fruibile a pagamento nelle “strisce blu” stante la cronica insufficienza di autosilo. Vuoi per la difficoltà, vuoi per il costo da affrontare per la realizzazione di tali strutture, nelle nostre città si preferisce dipingere di blu gli stalli anche a sacrificio di spazi che potrebbero essere destinati per altri utilizzi (come arredo urbano, dehors, piste ciclabili o marciapiedi più larghi.)
Anche all’estero la situazione non è molto differente.
Un recente articolo sull’argomento apparso sul sito Intertraffic ci dice che nel Regno Unito il 36% dei parcheggi sono su strada, e un singolo stallo occupa ben 11,5 metri quadrati: una superficie che varia da Paese a Paese, ma che risulta sempre eccessiva. Altrove la situazione è ancora più critica: a Città del Messico, per esempio, il 40% delle nuove costruzioni è rappresentato da parcheggi.
Si tratta di dati molto più significativi di quanto non sembri. Che siano su strada o sul marciapiede, infatti, i parcheggi all’aperto hanno un impatto estremamente negativo sul traffico, in quanto rallentano le auto, oltre a incrementare e prolungare nel tempo il congestionamento delle strade, con ripercussioni anche sulla presenza di CO2 nell’aria. Per le amministrazioni e i cittadini che non si spostano in auto risultano anche esteticamente fastidiosi. Gli spazi urbani tendono già a essere ridotti, e potrebbero senz’altro essere utilizzati per scopi diversi e diverse attività: abitazioni, esercizi commerciali, aree verdi, alberi.
Diverso è il punto di vista degli automobilisti, il cui obiettivo è, puntualmente, non solo quello di parcheggiare, ma soprattutto quello di parcheggiare il più possibile vicino alla propria abitazione o destinazione: ulteriore elemento che rende la ricerca del posto auto su strada particolarmente insistente. Viene, infatti, identificato come una soluzione semplice, a portata di mano e immediata, più di un parcheggio in struttura…Ma è proprio qui che entra in gioco la prospettiva dell’automobilista, per il quale le priorità, in fatto di posto auto, sono sostanzialmente tre: costi convenienti, facile accessibilità e vicinanza al luogo d’interesse.
Da qui, dunque, si può partire per rendere di maggiore appeal il parcheggio off street. Obiettivo, farne un punto di approdo ancora più appetibile di quello su strada, e trasformarlo in una opportunità più semplice e di gran lunga più economica per annullare eventuali resistenze da parte degli utenti: a tutto vantaggio della circolazione e, di conseguenza, della vivibilità dei centri urbani.
Molte città europee, dunque, hanno iniziato a lavorare in questa direzione puntando su diverse strategie: tattiche che includono misure economiche e normative, come prezzi e regolamentazioni edilizie. Non solo. Occorre modificare la progettazione fisica degli spazi esistenti, in particolare diminuendo quegli esterni e concentrandosi su tecnologie e forme di pagamento semplici che favoriscano l’accessibilità di quelli in struttura.
Tutte queste misure possono contribuire a far cambiare il punto di vista degli automobilisti, soprattutto se si lavora sulla funzionalità e la semplicità di accedere ai parcheggi in struttura tramite un’efficace automazione e l’implementazione di tecnologie quali il pagamento online, le app e l’accesso mediante telecamere: dettagli essenziali per rendere una struttura di parcheggio off street appetibile, competitiva e a misura di utente, sui quali è essenziale lavorare e aggiornarsi di continuo non solo per mantenere un ruolo di primo piano sul mercato, ma anche per contribuire a fare delle città luoghi sempre più vivibili e in linea con gli obiettivi di sostenibilità che dovrebbero ormai guidare ogni pensiero imprenditoriale.