Social. Oggi tutto è social. L'individuo contemporaneo possiede la narcisistica presunzione che tutto ciò che fa debba essere condiviso, immortalato e spiattellato ai quattro venti. Anzi, sembra che viva in funzione di questo: l'esigenza di ammirazione si risolve nella continua messa in mostra degli eventi della propria vita. E così può capitare che un vigile urbano descriva su Facebook lo svolgimento del proprio lavoro; peccato che le implicazioni etiche rendano il gesto alquanto irresponsabile.
A settembre è apparso sul popolare social network un post, accompagnato da una foto di un brindisi, che recitava: "Domenica sera ho colpito 74 cugini". L'autore è un agente della polizia municipale genovese, e il riferimento è alla sera del 30 agosto, quando allo stadio Luigi Ferraris di Genova si giocava la partita Genoa- Verona. Il vigile ha multato 74 moto che erano effettivamente in divieto di sosta. Ma il gesto di scherno in formato social, a pensar male, allude a un accanimento: quei motociclisti sono stati multati per questioni di fede calcistica? Vogliamo pensare che non sia così, ma il nostro incauto agente, ormai, la social-frittata l'ha fatta, perché non ha previsto che uno dei motociclisti puniti, intervistato dal Secolo XIX, abbia voluto cercare sul web il suo nome (a firma della contravvenzione) "solo per il gusto di vederlo in faccia", trovando quindi il post incriminato. Ora poco importa se il vigile sia in realtà genoano pure lui. Sì, avete capito bene. Il fatto ha certamente il sapore della beffa: l'agente ha dichiarato di tifare Genoa e di essere convinto che quella sera avesse giocato la Sampdoria. Soprassediamo.
L'accaduto pone in essere una seconda dinamica: il comando della Polizia Municipale ha dato disposizione che fuori dallo stadio le multe vengano fatte senza lasciare in bella mostra su auto e moto la ricevuta della contravvenzione, per evitare che i tifosi si trasformino in "un'orda inferocita". Infatti quel motociclista genoano non ha trovato alcun verbale sul mezzo, ma ha ricevuto la multa a casa più di un mese dopo, tanto da ipotizzare che il vigile non abbia compilato i verbali sul momento "per fare prima, per colpire più volte". Tuttavia (sarà un caso) sembra che le disposizioni ultimamente siano cambiate: durante la partita Sampdoria-Verona del 25 ottobre la Polizia Municipale ha punito a raffica e con multe ben visibili i mezzi in sosta vietata. Un "cambio" squadra per riconciliare gli animi? Soprassediamo.
Ciò su cui non soprassediamo sono le contingenze urbanistiche, riguardanti sosta e viabilità, connesse a un quartiere come Marassi, letteralmente invaso da auto e moto durante le partite di calcio. L'accanimento una tantum agli scooter parcheggiati sui marciapiedi e alle auto lasciate in ogni spazio possibile immaginabile non è la soluzione giusta, ma non lo è nemmeno una lotta perpetua fatta di multe a ogni partita: la cura è peggio della prevenzione, e questo, si sa, in Italia si recepisce a fatica. Uno stadio in una zona assai vicina al centro città crea problemi alla viabilità, in quanto vie e aree di sosta limitrofe vengono chiuse, aumentando il traffico e riducendo al minimo le possibilità di trovare posteggio, sia per i tifosi che per i residenti del quartiere, che magari devono già convivere con aree congestionate per l'assenza di parcheggi liberi (come lo è Marassi). Senza considerare che una volta le partite erano solo di domenica, ora possono capitare qualunque giorno della settimana e a orari diversi. Alla prima partita di questo campionato, domenica 23 agosto, è stato disposto un divieto di sosta di ben 13 ore per varie piazze e vie del quartiere. "Dobbiamo scendere a spostare le auto alle 7 del mattino quando la partita inizia alle 20,45. Che senso ha?" La protesta dei residenti è del tutto legittima.
Solo un piano ragionato della mobilità, inteso come sistema a lungo termine, magari accompagnato dalla costruzione di nuovi parcheggi, può risolvere, o almeno ridurre, il problema. Oppure si costruisce un nuovo stadio in una zona più adatta, ma questa è un'altra storia (largamente dibattuta nella città della Lanterna).
Insomma, lo stato dell'arte della questione è risalire a monte del problema e aumentare le aree di sosta "regolari". Altrimenti ci teniamo i divieti, le multe, le code, gli ingorghi, e i vari malesseri. Per tutto il resto c'è Facebook.