È l’incubo di chi studia per prendere la patente, il tema su cui i maschilisti più beceri più si accaniscono contro le donne, e comunque – puntualmente – la croce (mai la delizia) di qualsiasi automobilista. Di che cosa parliamo? Del parcheggio, naturalmente: anzi, a essere più precisi delle manovre di parcheggio…quella diabolica sequenza di sterzate e controsterzate necessarie a incastonare con precisione millimetrica l’auto in uno spazio spesso esiguo.
Il pericoloso incastro, che tante volte mette a rischio l’integrità della propria vettura e di quelle altrui, è in grado di mandare letteralmente in crisi insospettabili intelligentoni e coltissimi “So-Tutto-Io”, specie se non brillano in quanto a senso pratico: eppure non serve certo la mente di Einstein per riuscire decentemente nell’impresa! Non è una supposizione, ma è ormai una certezza, provata nientemeno che da due atenei di prestigio come la Technische Universitat di Vienna e il celebre MIT (Massachusetts Insitute of Technology) di Boston: secondo uno studio condotto dalle rinomate università, infatti, per riuscire a parcheggiare un’auto, sarebbero sufficienti solo 12 neuroni.
La loro ricerca ha preso le mosse…da un verme: no, non è stato sistemato al volante di una Smart e indotto a parcheggiare! Semplicemente, il suo sistema nervoso è stato utilizzato come modello, ricalcato e simulato da un computer ed adattato successivamente con algoritmi di apprendimento automatico. Si tratta di una scelta che non ha voluto essere né burlona, né tantomeno casuale, ma dovuta al fatto che questa specie di invertebrato, dal nome scientifico di Caenorhabditis elegans, è stato nel tempo oggetto di numerosissimi studi: motivo per cui, ormai, lo schema di connessione dei suoi neuroni è conosciuto alla perfezione.
Bisogna infatti tenere conto che un semplice programma per computer, per quanto sofisticato, è molto diverso da un cervello umano cresciuto in natura, che potremmo descrivere come una rete di celle comunicanti: i problemi difficilmente suddivisibili in operazioni logiche – che invece il computer sa decodificare – possono dunque essere risolti riproducendo al computer queste reti.
Tornando alla questione parcheggio, che non mancherà di deprimere chi proprio non è ferratissimo con le manovre, la ricerca si è concentrata su che cosa è possibile fare con il modello di sistema nervoso ricavato da quello del simpatico animaletto, la cui rete comprende appena 12 neuroni: ebbene, si è rivelato sufficientemente abile a manovrare un veicolo robotico in un parcheggio situato entro un percorso predefinito!
Il circuito neurale del sistema nervoso del verme Caenorhabditis elegans è il responsabile della generazione di un semplice comportamento riflessivo, cioè quello di tocco-ritiro; ma in questo caso è stato utilizzato per guidare e accelerare un veicolo. Ovviamente questo non indica che i vermi artificiali parcheggeranno la macchina in futuro! … Ma questa innovazione sicuramente mostra che l’intelligenza artificiale quando è incorporata con un disegno strutturale più simile al cervello può essere incommensurabile.